L’unica cosa in comune traAndrea Lucchesini eDenis Matsuev, due artisti diversi sotto ogni aspetto, è la passione per il calcio. Lucchesini fino a quindici anni passava i pomeriggi a sbucciarsi le ginocchia sui campetti spelacchiati del suo paese, Massa e Cozzile, mentre Matsuev alla stessa età saltava dallo spogliatoio della squadra direttamente al camerino della Filarmonica di Irkutsk, ridente cittadina sulle rive del lago Bajkal, in Siberia. La smania del pallone, unita a una vitalità prorompente e a un fisico prestante, ha messo anche in pericolo la carriera di Matsuev, che si è rotto un paio di volte il braccio praticando lo sport a dispetto dei genitori, preoccupati che il ragazzo mettesse a repentaglio in modo così avventato il suo talento musicale fuori dal comune. Un residuo di questo antico amore giovanile, per entrambi, è il tifo sfegatato per la squadra del cuore. Matsuev parteggia per lo Spartak Mosca, Lucchesini per una squadra italiana di cui non si rivela il nome per non indispettire i tifosi di altri colori.
A parte questo, i due pianisti sono divisi in tutto, apollineo l’uno e dionisiaco l’altro.Lucchsini ha un modo di suonare elegante, aristocratico, alieno da compromessi corrivi con il gusto del pubblico. Le sue interpretazioni scavano fra i pentagrammi per portare alla luce pensieri, colori e profumi racchiusi nelle pieghe della scrittura, come sanno da lungo tempo gli abbonati dell’Unione Musicale. Il programma scelto per il prossimo concerto illustra in maniera eloquente il carattere riflessivo dell’arte di Lucchesini. Il termine Fantasia raffigura un mondo completamente diverso in Schubert e in Schumann, e l’idea di un raffronto tra due forme così alternative di concepire un concetto profondamente intrinseco al Romanticismo è affascinante. Matsuev, invece, sarà una rivelazione per chi lo ascolta per la prima volta all’Unione Musicale. Simpatico, generoso, esuberante come quando giocava a pallone, Matsuev tempesta di note il pubblico, conquistandolo con l’energia e la solarità delle sue interpretazioni. Ama Čajkovskij quasi quanto Rachmaninov, che rimane probabilmente in cima alla sua piramide artistica, e si è fatto paladino dei suoi lavori più ingiustamente trascurati, come ilSecondo concertoe laGrande Sonata in sol maggiore op. 37che suonerà a Torino. Un consiglio spassionato: non andate via subito alla fine del concerto. Matsuev spesso regala al pubblico dei fuoriprogramma scoppiettanti, gettandosi in improvvisazioni jazzistiche di alta classe. Il jazz, infatti, è l’altra grande passione musicale del pianista siberiano, che in questo ha seguito le orme del padre, ottimo pianista improvvisatore. Matsuev adora suonare in pubblico, ha una facilità tecnica mostruosa e un orecchio incredibile. È capace di prendere la suoneria del cellulare che avete inavvertitamente lasciato acceso durante il concerto, e trasformare il petulante arpeggino telefonico in un torrente di scale e arpeggi, in un caleidoscopio di armonie, in una fantasmagoria di ritmi incandescenti.